13.6.13

Gli strumenti di Tara: il CPR

A bordo della goletta, tra la marea di dispositivi elettronici, microprocessori e circuiti stampati, il CPR (Continuous Plankton Recorder) sembra un oggetto di un'altra epoca. Una struttura in metallo, dei rotoli di seta, un’elica e degli ingranaggi, questo semplice meccanismo è rimasto praticamente invariato da quasi un secolo, sempre con la stessa efficacia.

Dal 1930, centinaia di traghetti, cargo e altre navi si sono già trascinati dietro nella loro scia questa grande scatola di metallo di quasi 100 chili. Una ragione di questo successo è probabilmente la facilità d'utilizzo del CPR: basta mettere in acqua questa robusta scatola attaccandola all’estremità di un cavo, a pochi metri di profondità, e recuperarla a bordo pochi giorni dopo, piena zeppa di organismi planctonici. Il principio di questo apparecchio non è molto complicato. Un piccolo foro nel guscio esterno consente all’acqua di mare di entrare per poi passare tra due rotoli di seta. L'acqua viene così filtrata, intrappolando il plancton tra due sottili strisce di seta. Il tutto è infine raccolto nella formalina sul retro. Basta poi  cambiare i rulli di seta, una volta srotolati per riprodurre l’operazione.

J.Collet/TaraExpéditons

Per far funzionare questo meccanismo, non occorre nessun motore o chip elettronico. Il flusso dell'acqua generato dalla velocità della barca aziona una piccola elica che fa ruotare in modo continuo i rotoli di seta attraverso un abile gioco di ingranaggi. Questa semplicità tuttavia ha qualche  svantaggio  in quanto rallenta una nave come Tara, poco veloce. Ma questo è il prezzo da pagare per raccogliere in modo continuativo un gran numero di dati completamente nuovi. Perché se molte navi hanno usato questo sistema in passato, nessun CPR era mai stato utilizzato nel Mar Glaciale Artico. La nostra spedizione intorno al Polo Nord è quindi un'occasione unica per completare i dati globali già raccolti in tutto il mondo.

A bordo di Tara, tre CPR sono stati incorporati per i sette mesi della spedizione. Dopo ogni stazione, un CPR viene messo in acqua, fino alla sosta successiva. Gli organismi intrappolati nella formalina saranno poi inviati alla Sir Alister Hardy Foundation per Ocean Science (SAHFOS), la fondazione che analizza i dati dei CPR in tutto il mondo. I risultati saranno messi a disposizione della comunità scientifica, tra cui i laboratori coinvolti nel progetto Tara Oceans Polar Circle, e andranno a integrare la ricchezza di dati forniti da altri strumenti di misurazione a bordo di Tara.

Yann Chavance